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Caritas Verona alla 12° Conferenza Internazionale del Forum Europeo di Giustizia Riparativa

Dal 29 al 31 maggio 2024 si è tenuta a Tallinn la 12° Conferenza Internazionale del Forum Europeo per la Giustizia Riparativa dal titolo Just Times: Restorative Justice in Dark Times.

Il Forum è un’organizzazione sostenuta dall’Unione Europea con l’obiettivo di contribuire a sviluppare la giustizia riparativa negli stati dell’Unione. In questa direzione organizza numerose attività di formazione, promuove lo scambio internazionale di esperienze e pratiche, stimola la ricerca e alimenta riflessioni in merito a principi, valori e buone pratiche in una prospettiva ampia del paradigma riparativo. Ogni due anni organizza la Conferenza Internazionale come occasione di incontro tra studiosi, professionisti e decisori politici in cui possa avvenire la condivisione di pratiche, ricerche ed esperienze di giustizia riparativa. La sede della Conferenza cambia ogni volta e l’Italia l’ha già ospitata due volte: nel 2008 a Verona e nel 2022 a Sassari.

L’edizione del 2024 si è svolta a Tallinn, capitale dell’Estonia, ed ha avuto come tema il potenziale della giustizia riparativa in questo periodo storico caratterizzato da conflitti, guerre e violenza che minacciano valori come la pace, la giustizia, i diritti e la democrazia.  L’Estonia è stata scelta come sede proprio perché in questo periodo storico sono riemersi timori legati alla loro storia di occupazione da parte dell’Unione Sovietica, ma anche perché nei 30 anni di indipendenza ha scelto di basare sul paradigma riparativo molti degli approcci al conflitto e alle ingiustizie dentro e fuori dall’ambito penale.

Alla conferenza hanno partecipato circa 400 esperti e studiosi provenienti 47 nazioni di ogni continente. Dopo l’apertura dei lavori da parte della prof.ssa Patrizia Patrizi, presidente EFRJ e di Siigne Risalo, ministra estone per gli affari sociali, si sono susseguite 4 sessioni plenarie e 70 interventi e laboratori nelle sessioni parallele. Da evidenziare, in particolare, la sessione plenaria dal titolo “Testimonials on youth partecipation in peacebuilding and restorative justice” in cui sono intervenuti quattro giovani ragazzi che sono impegnati in percorsi di pacificazione in conflitti nei loro paesi di origine con il paradigma della restorative justice. Imrana Buba (Nigeria) ha dato vita ad una organizzazione che si occupa delle vittime del terrorismo islamico avviano anche percorsi di dialogo con i terroristi; Tanya Kearns (Irlanda del Nord) figlia di genitori attivi nell’organizzazione terroristica IRA, è impegnata a facilitare il dialogo attraverso l’arte; Elina Khachatryan (Armenia) e Adelina Tershani (Kosovo) attualmente vivono e studiano in Italia a Rondine città della Pace con l’obiettivo di sviluppare un progetto per azioni di pace per i loro paesi di origine. I loro interventi hanno mostrato come sia possibile applicare i valori e i principi della restorative justice in ambiti di conflitto molto diversi e senza attendere le decisioni di governi e politici, ma agendo scelte e azioni nella vita di tutti i giorni.

Caritas Diocesana Veronese ha partecipato alla Conferenza con tre operatori che si occupano di giustizia riparativa: Alessandro Ongaro, Mirko Pozzi ed Erica Serlini. La nostra presenza a Tallinn ha avuto anche l’obiettivo di condividere alcune esperienze di Caritas. Abbiamo portato alla Conferenza un poster dal titolo “Know the restorative to choose restoratively: talking circles with offenders”, che ha raccontato l’esperienza di 14 mesi presso il carcere di Verona e presso l’accoglienza per misure alternative di circoli di parola sulla giustizia riparativa con il coinvolgimento di detenuti, detenute e cittadini. Nelle sessioni parallele abbiamo fatto una presentazione dal titolo “Bulding just relations in school environment” che racconta l’analisi dell’esperienza fatta con il Liceo Medi di Villafranca. Inoltre, assieme alle colleghe di Caritas Prato, abbiamo condotto un workshop dal titolo “Applying restorative practices in communities. A Caritas Italiana methodology” con l’intenzione di confrontarci con altri esperti sui metodi di coinvolgimento della comunità nelle pratiche riparative.  

L’esperienza di Tallinn è stata davvero molto interessante. Aver portato dei contributi ci ha permesso di entrare in contatto con altri esperti e di ricevere feedback sul nostro lavoro. Significativo è stato lo scambio con Belinda Hopkins, che si occupa di giustizia riparativa nelle scuole dalla fine degli anni ’90, e che ha ascoltato con interesse il nostro intervento. Abbiamo conosciuto il lavoro di altri ed abbiamo avuto conferma del fatto che tra le pratiche pienamente riparative e ciò che non è giustizia riparativa, ci possono essere tante azioni parzialmente riparative o ispirare al paradigma riparativo che consentono di avvicinare le persone ai valori e ai principi della restorative justice. D’altro canto, questo non è un concetto nuovo ma è già stato espresso sia da H. Zehr che da Ted Wachtel.

Proprio Wachtel, fondatore di International Institute for Restorative Practice negli Stati Uniti, era a Tallinn per presentare in anteprima l’evoluzione del suo pensiero sulla restorative justice. Il suo lavoro ruota attorno alla domanda: “quale problema stiamo cercando di riparare con la restorative justice?”. La sua risposta è allargare l’orizzonte di azione in ogni contesto in cui ci sono persone che entrano in relazione tra loro in ogni contesto di vista e, in questa visione, considera la giustizia riparativa in ambito penale come una parte delle pratiche riparative. Questo pensiero è stato sostenuto anche dal criminologo belga Ivo Aertseen, tra i fondatori del Forum Europeo per la giustizia riparativa, che ha affermato la necessità di avvicinarsi sempre di più alla comunità coinvolgendo le persone competenti per ogni ambito specifico. 

Ultimo pensiero, tra i molti che vengono da condividere, va alla presenza di italiani. Eravamo circa una trentina e pochi si conoscevano tra di loro. Ci siamo detti che sarebbe interessante avviare un network italiano in cui poter scambiare esperienze e condividere riflessioni e feedback su ciò che si fa nei vari territori.

In chiusura, un pensiero va al popolo estone e a chi, come loro, vive al confine con la Russia di Putin. È palpabile la loro paura ed è stato evidente che non è facile vivere quotidianamente con questo sentimento, allo stesso tempo sono stati capaci di trasmettere anche la loro determinazione a mantenere l’indipendenza e coltivare il valore della pace.

 

Alessandro Ongaro, Caritas Diocesana Veronese

25.06.2024