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Giustizia riparativa in ambito scolastico

La scuola può essere vista e considerata sotto vari punti di vista. È luogo di apprendimento e conoscenza, è luogo di crescita ed educazione ed è luogo di incontri e relazioni. E come tale, mette assieme persone con caratteristiche differenti, di diversa generazione e di culture a volte lontane.

Le persone che fanno la scuola possono essere considerate una comunità perché condividono più o meno consapevolmente aspetti significativi della propria esistenza e per questo sono in un rapporto di interdipendenza e possono sviluppare senso di appartenenza ed allacciare relazioni basate sulla fiducia.

La scuola come comunità vive all’interno di territori che a loro volta ospitano comunità più grandi, di cui la scuola può essere uno dei suoi membri.

Anche nella comunità scuola ci sono conflitti ed ingiustizie, offese e azioni che provocano danni e sofferenza alle persone. E succede che la risposta dell’Istituzione Scuola, laddove non ci sia violazione delle norme penali, sia simile a quella del sistema penale tradizionale: si concentra sull’autore dell’azione negativa, ne giudica il comportamento e attribuisce una sanzione o una punizione; talvolta, la sanzione viene convertita un lavori socialmente utili da svolgere a scuola o in un ente di terzo settore. In ogni caso, non vi è coinvolgimento attivo delle persone che sono state toccate da quanto è successo. Anche a scuola, chi ha subito l’azione negativa non trova un adeguato spazio di ascolto e sostegno. Ed anche gli altri studenti, insegnanti, collaboratori e genitori non sono presi in considerazione.

Il paradigma della Giustizia Riparativa, pertanto, può essere portato nella scuola come luogo di relazioni ed essere utilizzato come approccio diverso al conflitto e alle ingiustizie, utilizzando le pratiche riparative più adeguate alle specifiche situazioni. Ma può essere proposto alla scuola come luogo di conoscenza per far sapere che c’è un nuovo modo con cui affrontare i temi di giustizia, anche quelli con gravi conseguenze per le persone. Inoltre, formare le persone presenti nella scuola all’approccio riparativo diventa occasione per creare ambienti di apprendimento giusti ed equi ed alimentare relazioni sane e positive.

In Italia la Giustizia Riparativa è già entrata in alcune scuole da qualche anno. Le esperienze principali sono relative alla formazione di mediatori tra gli studenti per attuare la peer mediation. In alcune esperienze l’approccio è più ampio e si sta considerando la possibilità di modificare i regolamenti interni della scuola per influire anche sul sistema sanzionatorio.

Anche a Verona e Provincia ci sono esperienze che alcuni enti del Tavolo stanno attuando nelle scuole. Si tratta di attività di sensibilizzazione alla giustizia riparativa di studenti, insegnanti, genitori; formazione alla peer mediation; formazione di base all’approccio riparativo per gli insegnanti; sensibilizzazione sui temi del supporto e dell’assistenza delle vittime di reato; formazione agli studenti per migliorare le competenze relazionali; attuazione di pratiche riparative in situazioni di conflitto o ingiustizia.

In altri Paesi, come ad esempio Canada e Regno Unito, sono presenti scuole che hanno assunto il paradigma riparativo come base per orientare le relazioni e la disciplina e per questo si definiscono “riparative”.

È stato dimostrato che nelle scuole riparative si riducono i conflitti, aumenta la capacità di gestire in modo positivo le questioni riguardanti la disciplina, migliorano le relazioni interpersonali ed anche il profitto scolastico viene condizionato in positivo.