Chi siamo
Al Tavolo permanente partecipano 15 enti, tra istituzioni pubbliche territoriali e Terzo settore.
Come e perché nasce il Tavolo permanente per la giustizia riparativa di Verona
Il Tavolo permanente nasce come azione progettuale (titolo progetto) ad opera dell’Istituto Don Calabria – Casa San Benedetto di Verona e dell’Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna (UDEPE) di Verona e ha coinvolto, fin da subito, le principali realtà istituzionali e del Terzo settore che sul territorio veronese si occupano di giustizia di comunità e riparativa.
L’adesione al Tavolo permanente per la giustizia riparativa di Verona
Al Tavolo permanente partecipano 15 enti, tra istituzioni pubbliche territoriali e Terzo settore. Sono le realtà principali che, nel territorio veronese, si occupano da tempo e in vario modo di realizzare progettualità nell’ambito della giustizia riparativa, delle misure di comunità, di formazione, promozione e sensibilizzazione sul paradigma riparativo.
Qualora un ente sia interessato ad aderire al Tavolo permanente, è richiesto che:
- faccia richiesta formale compilando il modulo
- accetti e condivida il Manifesto del Tavolo permanente per la giustizia riparativa di Verona, come base di valori e di pensiero
- individui un/una referente interno all’ente
- si impegni a partecipare agli incontri mensili del Tavolo permanente
- metta a disposizione, per quel che è possibile, del Tavolo permanente opportunità, conoscenze e risorse finalizzate al raggiungimento del principale obiettivo quale la sensibilizzazione e promozione dei valori della Giustizia Riparativa
La partecipazione e il funzionamento del Tavolo permanente per la giustizia riparativa di Verona
Il Tavolo permanente si riunisce una volta al mese in assemblea plenaria.
Agli incontri partecipano i referenti designati degli enti o, in caso di assenza del referente, può essere indicato un supplente.
Per garantire un buon coordinamento, il Tavolo permanente si è dotato di alcune misure organizzative interne, benché non formalizzate. Su libera candidatura, vi è un ente che coordina direttamente le attività del Tavolo permanente per 6 mesi, e nei 6 mesi successivi collabora attivamente al coordinamento in supporto del nuovo ente capofila. Complessivamente l’attività di coordinamento è di 12 mesi, rinnovabili.
All’ente capofila del coordinamento spetta il compito di garantire gli incontri mensili, di realizzare gli ordini del giorno, di inviare eventuali comunicazioni organizzative. Inoltre, al capofila è lasciata la possibilità di dare delle linee di indirizzo e di priorità rispetto alle attività da svolgere nel suo semestre di coordinamento.
Non è previsto un numero minimo di presenza per poter realizzare gli incontri mensili, così come non sono previste specifiche modalità di votazione per approvare decisioni, documenti, atti, attività.
Da prassi, le decisioni vengono prese mediando le diverse opinioni e necessità, trovando, di volta in volta, la posizione che accomuna tutti gli enti.
Per tenere traccia delle questioni affrontate, ad ogni incontro viene redatto un verbale che, oltre a servire da promemoria su eventuali azioni da realizzare, ha lo scopo di essere un supporto per la creazione dell’ordine del giorno. Il verbale viene condiviso con tutti gli enti.
Per agevolare la realizzazione di alcune attività specifiche, al bisogno vengono creati dei gruppi di lavoro ai quali partecipano, su base volontaria, alcuni degli enti aderenti.
Cosa significa aderire al Tavolo permanente per la giustizia riparativa di Verona
Gli enti aderenti a questo manifesto si impegnano a:
- riconoscere un linguaggio comune nel presentare i temi legati alla giustizia riparativa, condividendo le definizioni del glossario del Tavolo Permanente;
creare occasioni di sensibilizzazione sui temi della giustizia riparativa nelle scuole, in attività con i giovani (servizio civile, università), in seminari dedicati, in incontri sul territorio rivolti ai cittadini, in corsi di formazione; - riconoscere il Tavolo permanente come soggetto di facilitazione nei percorsi e nei processi di giustizia riparativa, mettendo a disposizione della rete proprie competenze e risorse per il raggiungimento degli obiettivi comuni;
- riconoscere un ruolo attivo, pari dignità e uguali condizioni di accesso a tutte le parti coinvolte in un percorso di giustizia riparativa;
- favorire l’accesso a esperienze di cittadinanza attiva, come una modalità di revisione critica e di restituzione alla comunità del senso di giustizia e di sicurezza collettivo, riconoscendo le associazioni di volontariato, e gli enti di terzo settore in generale, come possibile luogo di incontro tra le parti coinvolte;
- promuovere e valorizzare il volontariato, secondo i principi espressi dalla “Carta dei valori del volontariato”, come pratica di solidarietà e responsabilità civica anche nei percorsi di giustizia riparativa.